Sicurezza Tech

SMS truffa: a Perugia eseguite 5 ordinanze di custodia cautelare per frode informatica

Nei giorni scorsi, Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Perugia ha emesso cinque ordinanze di arresti domiciliari verso alcuni cittadini italiani e stranieri provenienti dal Marocco e dalla Costa d’Avorio, accusati del reato di truffa mediante l’impiego di SMS e chiamate fraudolente.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dalla Polizia Postale di Perugia, sotto la direzione del Servizio Polizia Postale e in collaborazione con i Compartimenti di Milano, Napoli, Bologna e Ancona.

Secondo le indagini, le truffe perpetrate dai cinque indagati hanno portato a un danno stimato di circa 50 mila euro, sottratti illegalmente alle vittime ignare.

Nel corso delle operazioni sono stati recuperati e sottoposti a sequestro circa 16mila euro, di cui 8mila in contanti di vario taglio, insieme a carte di credito e dispositivi informatici, che saranno sottoposti a una successiva analisi tecnica.

Secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero individuato le loro vittime accertandosi dell’esistenza di conti correnti intestati ad esse, inviandogli successivamente degli SMS apparentemente provenienti da un Istituto di Credito, che informavano di un presunto accesso abusivo all’area personale della propria applicazione di Home Banking e anticipando una telefonata che sarebbe servita a risolvere il problema.

Poco tempo dopo, le vittime avrebbero ricevuto la telefonata, durante la quale venivano informate, da un finto operatore della propria banca di riferimento, della presenza di un presunto virus informatico, installato a loro insaputa, sul dispositivo in cui veniva utilizzata l’app.

Alla luce di ciò, il sedicente operatore consigliava agli utenti, dopo aver indicato delle operazioni da eseguire sullo smartphone, di spegnere e riaccendere il dispositivo in questione, giustificando il riavvio come un’operazione atta alla formattazione del sistema, per ripristinarne le normali funzioni.

Tuttavia, l’operazione consentiva in realtà l’installazione di un malware sull’applicazione bancaria dello smartphone o computer della vittima di turno, attraverso il quale si rendeva possibile, ai truffatori, l’accesso al suo conto corrente.

In seguito, i soldi prelevati dal conto corrente colpito, venivano fatti confluire su carte di debito, in maniera tale da averne una immediata disponibilità.

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