Sicurezza Tech

Tim, furto dati: perizie sui device degli indagati a seguito dell’operazione Data Room

Lo scorso giugno 2020, a seguito della segnalazione di Tim sulla divulgazione e sul commercio abusivo di dati e numeri telefonici di alcuni clienti, la Polizia Postale aveva annunciato di aver portato a termine la relativa operazione, denominata “Data Room“. Adesso, ci sono novità in merito alle perizie sugli indagati.

Nello caso specifico, la data room virtuale è una piattaforma ad accesso riservato, offerto solo ai soggetti abilitati ad accedere ai dati utili, ad esempio, per la gestione della portabilità o per la manutenzione della rete.

Tim, in qualità di manutentore dell’infrastruttura di rete, in seguito ad alcune indagini interne, aveva segnalato alla Procura della Repubblica di Roma alcuni accessi abusivi alla sua data room (a partire da gennaio 2019), avvenuti tramite account o virtual desktop in uso ai dipendenti di gestori di servizi di telefonia e di società partner per l’accesso al database.

Dopo i provvedimenti della magistratura, Tim ha preso misure disciplinari nei confronti del personale coinvolto, oltre ad informare sull’intenzione di costituirsi parte civile nel processo, in quanto parte lesa.

L’operatore, inoltre, rendendo pubblici i suoi ringraziamenti nei confronti dell’Autorità Giudiziaria e della Polizia di Stato e ricordando la sua collaborazione con gli inquirenti per tutto il periodo dell’indagine, ha comunicato di aver inviato segnalazioni sul tema all’AGCOM, in modo da proteggere in maniera più adeguata la sua clientela.

Tim

Tra i destinatari dei provvedimenti della Polizia Postale: i dipendenti infedeli delle compagnie telefoniche, gli intermediari, per la gestione del commercio illecito di dati, e i titolari di call center, che sfruttavano le informazioni ricevute per contattare i potenziali clienti.

Le informazioni raccolte dagli investigatori del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche, invece, hanno permesso l’esecuzione di 20 provvedimenti cautelari, ovvero 13 arresti domiciliari e 7 ordinanze di obbligo di dimora nel comune di residenza, incluso il divieto di esercitare imprese o ricoprire incarichi direttivi in imprese e persone giuridiche.

A tal proposito, secondo quanto riportato da IlMattino.it, qualche giorno fa, ovvero lunedì 26 aprile 2021, è stato affidato ad un perito l’incarico di analizzare i computer e i telefonini sequestrati alle 20 persone raggiunte dalle suddette misure cautelari.

Gli indagati sono responsabili di reati quali accesso abusivo a sistema informatico, detenzione abusiva e diffusione di codici di accesso, oltre alla ripetuta violazione della legge sulla privacy.

Le estrazioni di dati coinvolgevano centinaia di migliaia di record al mese e le relative informazioni venivano utilizzate per proporre offerte alla clientela più vulnerabile (come chi aveva subito un disservizio). I 13 call center individuati, tutti in area campana, sono stati oggetto di attività di perquisizione.

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