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Telegram sotto osservazione dal Garante per la Privacy a causa del deepfake

Telegram è tornata al centro del dibattito per la popolarità che sta avendo un “bot” che permette agli utenti dell’applicazione di creare e condividere deepfake di numerose persone, ritoccate e denudate a loro insaputa.

Il deepfake è un prodotto finale generato da una categoria di software che, tramite degli algoritmi di riconoscimento facciale avanzati e l’intelligenza artificiale, permette di generare immagini e video con facce “incollate” su corpi e contesti diversi, in modo molto verosimile e dinamico, creando spesso risultati indistinguibili dal vero ad un occhio poco attento alle sempre più diffuse truffe digitali.

A questo proposito, il Garante per la protezione dei dati personali, composto da Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia, Guido Scorza, ha comunicato, in data 23 Ottobre 2020, di aver aperto un’istruttoria nei confronti dell’applicazione Telegram, che è già stata oggetto di verifiche da parte dell’Autorità.

Il deepfake è diventato negli ultimi anni un fenomeno sempre più diffuso e difficile da contrastare. I dati raccolti contano più di 680 mila casi di donne denudate virtualmente, delle quali, per il 70 per cento, si tratta di soggetti privati e talvolta anche minorenni.

Telegram

L’applicazione di messaggistica istantanea sta infatti venendo usata per scambiare in forma anonima immagini e video manipolati da alcuni utenti e che ritraggono ragazze (celebri e non) “spogliate” a loro insaputa.

Oltre alla condivisione, tramite la funzione di un bot creato da alcuni utenti dell’applicazione, Telegram sta venendo usato anche per la creazione stessa di deepfake, abbattendo il limite rappresentato fino ad ora dalla difficoltà e dalle risorse necessarie alla creazione di immagini o brevi filmati.

Fino a poco tempo fa, infatti, creare un deepfake richiedeva l’accesso ad un sito web specifico e l’upload di un grande numero di immagini da usare come “fonte” oltre che tempi estesi per la generazione del risultato finale. L’unica alternativa era avere a disposizione un computer con un processore grafico prestante, per creare “da sé” il risultato ritoccato.

Di recente però anche questa barriera è stata abbattuta, e denudare virtualmente è diventato sempre più facile ad un ritmo velocissimo, permettendo a chiunque nel giro di minuti o secondi di ottenere lo scatto o il filmato deepfake.

Il bot di Telegram in questione è gratuito, ma ne è messa a disposizione anche una versione premium, che con pochi dollari permette di avere priorità rispetto agli utenti non paganti nella generazione del deepfake e di rimuovere il logo del software dal risultato finale.

Negli scorsi giorni sono stati riportati diversi casi di alcune ragazze italiane, anche minorenni, vittime del deepfake, che si sono viste spogliate a loro insaputa e minacciate di estorsione alla richiesta della rimozione dei contenuti falsificati.

Nello specifico, il Garante della Privacy ha deciso di muoversi nei confronti di Telegram, con la richiesta di informazioni in merito al rispetto delle norme di sicurezza e sulla protezione dei dati nella messa a disposizione degli utenti, nonché di accertare l’eventuale conservazione delle immagini manipolate e la finalità di tale conservazione.

Il Garante ha inoltre annunciato di stare valutando ulteriori iniziative, al fine di contrastare l’uso illecito di questo genere di software e di analizzare il fenomeno del deepfake in modo più ampio, per contenere gli effetti distorsivi nel tempo.

Si ricorda che Telegram è solamente un servizio di messaggistica istantanea e tra le varie funzioni permette la creazione di bot automatici con i quali è possibile interagire tramite l’applicazione, e che questi bot, incluso quello trattato in questo articolo, vengono creati da terzi e si appoggiano a servizi esterni a Telegram per il loro funzionamento.

In questo caso specifico, il software usato per la creazione di deepfake tramite il bot è fornito da siti esterni a Telegram, che non sono collegati direttamente all’applicazione e che sono raggiungibili in modo indipendente sul web.

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