Report di Rai 3 sui campanili scelti per installare antenne telefoniche
Nel corso della puntata del programma televisivo “Report“, andata in onda il 17 Aprile 2023 su Rai 3, si è parlato dei campanili presenti in Italia che, a causa della loro altezza e posizione centrale nelle città, dagli anni 2000 vengono scelti dalle aziende di telecomunicazioni come luoghi per l’installazione delle proprie antenne telefoniche, per creare una rete performante sul territorio italiano.
In particolare, la giornalista Chiara De Luca, durante il servizio (ecco il link diretto) ha spiegato che, per far installare le antenne sui campanili, l’ente ecclesiastico incassa un affitto di locazione dal gestore telefonico, con conseguente utilizzo del campanile per finalità commerciali.
L’avvocato ed esperto in contrattualistica pubblica, Dario Capotorto, ha dichiarato che gli immobili destinati al culto non possono essere utilizzati per tali attività; la locazione invece implica l’utilizzo del bene per finalità commerciali.
A tal proposito, Chiara De Luca ha chiesto al Vescovo di Acireale, Antonio Raspanti, se affitterebbe mai il campanile di una chiesa della città a un’azienda di telecomunicazioni.
Il vescovo, disapprovando tale pratica, ritiene che l’innesto di un ripetitore violerebbe l’architettura di un luogo di culto, nonché simbolo della cultura di una determinata epoca. Inoltre, sarebbe necessario pagare delle imposte, poiché cambierebbe la natura dell’ente che sta usufruendo di quel bene.
In merito alla questione, la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha inviato una nota ai vescovi chiedendo di non installare le antenne, per rispettare la sacralità dei luoghi di culto e per non pregiudicare l’esenzione fiscale.
In Italia, infatti, gli immobili destinati alla sola attività di culto non sono tenuti a pagare le tasse. Tuttavia, nel caso in cui questi immobili venissero utilizzati anche per altre attività e producessero reddito (come nel caso dell’installazione di antenne di telefonia mobile), non sarebbero più soggetti a tale esenzione.
Nonostante ciò, il parroco di Pontedera, con l’approvazione dell’arcidiocesi di Pisa, ha permesso l’installazione di due antenne di telefonia mobile sul campanile del duomo, nel 2000 e nel 2016. Per questa operazione, il cui contratto è stato registrato all’Agenzia delle Entrate, l’azienda di telecomunicazioni paga un affitto mensile di poco più di 300 euro, mentre il parroco paga IRPEF e IMU.
Michele Rosati, economo dell’arcidiocesi di Pisa, avrebbe sconsigliato di firmare un contratto in favore dell’installazione delle antenne sul campanile di Pontedera, in quanto il pagamento di tasse, imposte, manutenzione e altre spese supera le entrate economiche ottenute dalla parrocchia.
A Treviso, Tim, Vodafone, WindTre e Illiad hanno installato, attraverso Inwit e Cellnex, le società di telecomunicazioni proprietarie dei dispositivi, antenne di telefonia mobile su cinque campanili: quattro di proprietà della diocesi e uno di proprietà comunale (di questi, quattro sono vincolati dalla soprintendenza, tra cui anche quello del duomo).
Per Fabrizio Magani, soprintendente archeologia belle arti e paesaggio per la provincia di Treviso 2019/2022, è necessario, di volta in volta, valutare il progetto di installazione delle antenne nei campanili, per capire se l’operazione sia troppo invasiva o meno. In ogni caso, Magani sconsiglia, come la CEI, di effettuare questo tipo di attività.
La diocesi di Treviso, dal canto suo, ha deciso di affidare i campanili al comune della città in comodato d’uso gratuito. Secondo Report, tale scelta è stata fatta per evitare che la diocesi paghi tasse e imposte a seguito dell’installazione delle antenne.
Il comune, infatti, ha stretto degli accordi di installazione con le aziende di telecomunicazioni, girando poi il 60% degli incassi alla diocesi di Treviso (il restante 40% rimane al comune). Dal 2015 al 2022, sono stati versati agli enti ecclesiastici più di 350 mila euro.
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