Storia della tastiera per computer: dalla macchina da scrivere ai prodotti da gaming
La tastiera è il principale dispositivo di input dei computer moderni e, sebbene sia tenuta in scarsa considerazione, ha sempre avuto grande importanza nel mondo digitale e ha visto una profonda evoluzione negli ultimi settant’anni.
L’antenato della moderna tastiera da computer è ovviamente la macchina da scrivere, un dispositivo i cui primi esemplari nascono addirittura nel ‘700, mentre i primi modelli che sono stati prodotti e venduti ad un pubblico più vasto risalgono alla fine dell’800.
Nel corso dei decenni si sono visti molti miglioramenti delle tecnologie di funzionamento e del design di questi strumenti. La transizione verso l’elettronica è stata necessaria a rendere le macchine da scrivere al passo con i tempi e con le nuove tecnologie come i computer, che si sono rivelati poi complici di sancire la loro morte definitiva.
Le prime macchine da scrivere erano enormi dispositivi meccanici, più simili alle macchine da cucire che alle loro controparti moderne. Proprio Remington, uno dei primi produttori di macchine da scrivere, si occupava della vendita di macchine da cucito, da cui prese ispirazione per il design e per l’estetica. Le prime macchine da scrivere avevano anche un pedale per controllare il ritorno del carrello, proprio come le macchine da cucito del tempo.
L’evoluzione e lo sviluppo delle macchine da scrivere sono andati di pari passo alla loro diffusione negli uffici, facendole diventare fin da subito un elemento fondamentale per facilitare la scrittura e la contabilità nel corso del ‘900. La loro crescita è stata esponenziale e ha sancito il modo in cui ancora oggi interagiamo con la scrittura di un testo o con l’inserimento di dati all’interno di un dispositivo digitale.
Mentre le macchine da scrivere hanno visto il loro periodo di massima diffusione tra gli anni ‘50 e ’70 dello scorso secolo, proprio nello stesso periodo hanno iniziato a nascere e diffondersi i primi computer, che inizialmente non erano però in grado di ricevere input complessi come testo o comandi speciali.
I primi computer a fare uso di tastiere come metodi di input si basavano sul sistema delle telescriventi, grazie al quale venivano creati dei messaggi separatamente e trasferiti tramite una schedina “bucabile” che veniva poi inserita in un apposito lettore all’interno del computer per comunicare l’input.
Un modello di computer successivo, il BINAC, vedeva un metodo simile di input, caratterizzato dalla scrittura su un nastro magnetico, non più su una tesserina, che veniva inserito direttamente nel lettore del computer. È stato proprio il BINAC ad aprire la strada al design moderno di tastiere e dispositivi di input.
Solo negli anni ’60, con il sistema di multi-computer noto come Multics, fu possibile avere il testo digitato visibile immediatamente su schermo, rendendo il processo di input molto più facile e istantaneo. Questo rese necessario creare dei dispositivi di digitazione che avessero un utilizzo immediato.
Le prime tastiere prodotte per i computer distribuiti negli anni ’70 erano vendute solo come oggetti pensati per la funzione, a scapito dell’estetica: erano pesanti, ingombranti e brutte da vedere, spesso con meccanismi e parti interne completamente esposti.
Al tempo le tastiere erano dispositivi venduti singolarmente, non incluse con i computer, e spesso erano necessari adattatori e sistemi di conversione del segnale digitato in uno adatto al terminale in uso; ciò le rendeva strumenti di nicchia, costosi e poco diffusi.
Solo successivamente alcuni produttori iniziarono ad integrarle direttamente nel corpo dei loro computer, per facilitarne la portabilità e tagliare costi e dimensioni. Alcuni esempi celebri sono Apple, Radio Shack e Commodore, che iniziarono a vendere i propri dispositivi includendo una tastiera, contribuendo a formare l’opinione comune secondo la quale tutti i computer debbano avere inclusa una tastiera al momento dell’acquisto.
Nel 1986, IBM decise di includere con il suo primo computer anche una tastiera esterna, collegata tramite un cavo e chiamata Model M. Questa ebbe un enorme successo grazie alla facilità d’uso, alle dimensioni relativamente contenute e ad una migliore integrazione con i sistemi IBM del tempo.
La Model M era una tastiera meccanica, che utilizzava meccanismi tattili basati su un sistema a molle, molto confortevoli nell’utilizzo, con un suono metallico ben distinto e con una risposta alla pressione soddisfacente e immediata; questo aprì la strada alla diffusione di tastiere meccaniche come principali dispositivo di input nei computer più diffusi al tempo.
All’inizio degli anni ’90 fecero il loro ingresso sul mercato le prime tastiere a membrana, oggi le più diffuse, che si differenziavano dalle precedenti per leggerezza, silenziosità e assenza di meccanismi complessi, rendendole ideali all’utilizzo sui laptop, sempre più popolari.
Le tastiere a membrana sono sicuramente più leggere e compatte, con una profondità di pressione ridotta e più immediata, ma non restituiscono la sensazione e il suono che veniva invece offerto dalle tastiere meccaniche e dalle vecchie macchine da scrivere.
A causa di ciò, alcuni produttori, proprio negli anni ’90, decisero di creare delle nuove tastiere meccaniche per tornare alla comodità e piacevolezza di digitazione dei vecchi computer, contenendo costi e dimensioni.
Le tastiere meccaniche create a partire dagli anni ‘90 hanno un singolo switch, o interruttore, per ogni tasto e la tecnologia di funzionamento deriva direttamente dal sistema a molle introdotto da IBM con la Model M.
Gli switch più diffusi nelle tastiere meccaniche odierne usano un design introdotto dall’azienda tedesca Cherry MX: una molla fissata su un piccolo cilindro regola e collega la parte inferiore dello switch a quella superiore che, una volta premuta, spinge su un piccolo contatto metallico, attivando un circuito elettrico.
Il design di questi switch è ancora in uso nelle attuali tastiere meccaniche disponibili sul mercato e si divide in diverse tipologie, a seconda della sensazione offerta dalla pressione del tasto, dal peso necessario ad attuare la pressione e al suono prodotto.
Negli ultimi anni, le tastiere meccaniche moderne sono diventate molto popolari, e con un prezzo contenuto, grazie soprattutto ai videogiocatori, che ne fanno largo uso durante le loro sessioni di gioco in quanto permettono di imprimere una pressione precisa, con una velocità di input irraggiungibile dalle normali tastiere a membrana.
Sono consigliabili anche per chiunque debba digitare grandi quantità di testo, grazie alla loro ergonomia e piacevolezza d’uso.
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